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Il mio diabete


Testimonianza di Baone

 

Il pomeriggio di un sabato di inizio autunno (12 ottobre 2010) ci prepariamo, a malavoglia, all’incontro con le altre famiglie dell’associazione. Il programma prevede di passare due giorni notte compresa all’ostello di Baone un paesetto alle pedici meridionali dei Colli Euganei. Fortunatamente le previsioni per il fine settimana sono buone. È la prima volta che partecipiamo ad un’iniziativa di questo tipo e, tra i quattro membri della famiglia, solo mia moglie sembra essere entusiasta dell’idea. Chi come me è sempre stato abituato ad affrontare le avversità e assaporare i momenti di gioia in intimità non ne vedeva l’esigenza. Le figlie (8 e 5 anni) sono attratte dall’idea di passare fuori casa una notte e dalle promesse che saranno organizzati dei giochi e alcuni intrattenimenti con altri ragazzini della loro età. Il tempo di parcheggiare l’auto e ci troviamo di fronte a sorrisi, caldi e generosi, che ci accolgono appena arrivati. Questo mi rilassa e tranquillizza ma non riesco a capire. Mia moglie, trovando persone già conosciute, sembra essere a suo agio. Le bambine, manco a dirlo, stanno già giocando con gli altri piccoli del gruppo. Mano a mano arrivano altre famiglie. Riconosco occhi tristi ed espressioni tese e preoccupate di persone che hanno ricevuto un colpo basso, di quelli che fanno male e ti a lasciano storditi e confusi. Alle cinque del pomeriggio ci muoviamo tutti a passeggiare prima di cena. Per passione, o meglio per necessità, nessuno dimentica il benefico effetto del movimento. In una splendida atmosfera di inizio autunno, attorno ai bambini che giocano, si parla di progetti, di valori ma si percepisce a pelle la situazione di molti messi a dura prova senza ancora aver compreso appieno le conseguenze. L’ora di cena arriva velocemente e si decide di dividere il nutrito gruppo tra papà, mamme e bambini. Guardandomi attorno noto altri genitori che coccolano con gli occhi i loro figli. Altri invece cenano rilassati. Al mio tavolo c’è un papà che ci racconta la sua personale esperienza e quella dei suoi due figli. Un secondo tiene alto il buon umore con aneddoti e storie, ma anche chi alle prime armi cerca conforto con le parole o solo con alcuni sguardi. Dopo cena i piccoli continuano a giocare mentre noi genitori conosciamo il gruppo e soprattutto cerchiamo conferme e assicurazioni sul futuro e su quello che aspetta ai nostri bambini. Poi tutti a letto in grandi camere comuni. Le bambine assieme alle mamme, i maschietti con i papà, qualcuno con figli grandi ed altri genitori. La notte passa tranquilla tra sveglie, pacchetti di cracker e succhi di frutta. Prima di colazione mi alzo e vado a farmi una passeggiata. Ripercorro la passeggiata fatta il giorno prima con i ragazzi e gli altri genitori. Passeggiare fa bene e serve a schiarirmi le idee. Mi sento tranquillo e allegro. Sarà forse lo scorcio di giornata appena trascorsa? Dopo la colazione passata nuovamente tutti assieme, i bambini più grandi vanno a fare una gita accompagnati da una guida giovanissima mentre i piccini “studiano” le api e come questi minuscoli insetti producono il miele. Obbligati a staccarci, guardiamo allontanarsi i primi con un po’ di apprensione non ancora convinti dell’utilità di questa esperienza. A metà mattina arriva la Prof (la nostra condottiera !!!!!!) e con tutti gli altri genitori ci riuniamo per parlare in una grande stanza. I più “giovani” raccontano il dolore dell’esordio e l’immensa fatica del quotidiano. Quelli più “maturi”, la gioia di vedere crescere responsabili i propri figli, l’ironia degli impegni quotidiani e la soddisfazione di aiutare altre persone. Finalmente mi è chiaro il perché di questi incontri e la loro importanza. Non siamo soli in questa avventura c’è qualcuno sempre pronto ad ascoltarci e a spiegarci, con infinita pazienza e inguaribile ottimismo, che si deve proseguire. Dopo pranzo ci prepariamo per partire. La giornata sta per finire. I bambini hanno ormai fatto amicizia tra loro e ci dispiace dovercene andare. Dopo esserci salutati con la promessa di rivederci ci rimettiamo in viaggio per tornare a casa. Con il pensiero ritorno alle giornate appena trascorse e mi sento sereno e sicuro. Finalmente capisco l’importanza dell’esperienza appena vissuta e l’opportunità che abbiamo avuto di incontrare altri genitori con i quali condividere questo percorso. Mi ritornano in mente l’affetto, la gentilezza e la sensibilità delle mamme, la concretezza, la praticità, l’impegno e l’orgoglio dei papà. Con l’esempio ci hanno mostrato come, solamente con l’aiuto assieme agli altri, si può riuscire ad affrontare questo lungo viaggio e raggiungere il traguardo di far crescere i nostri figli ed educarli a diventare adulti.

F.N.



P.S.: un abbraccio affettuoso e un sincero ringraziamento a Mara, Cristina, Margherita e Antonio e a tutti gli altri genitori “senior”, che non mi vorranno per non essere stati citati direttamente, che si sono messi a disposizione aiutandoci.

 

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